(detto
Jean Clopinel; o
Jean Chopinel). Poeta francese. Si
dedicò interamente alla letteratura e allo studio, giungendo a possedere
una vasta cultura in ogni campo dello scibile umano. Considerato uno degli
intellettuali più lucidi del XII sec.,
J. seppe esprimere
brillantemente l'ideologia della nascente borghesia, opponendosi all'ormai
superata tradizione medioevale e anticipando nelle sue opere quei principi che
sarebbero divenuti fondamentali durante il Rinascimento. Tradusse Vegezio (
De
re militari), Boezio (
De consolatione Philosophiae), le lettere di
Abelardo e Eloisa; ma l'opera più importante, composta tra il 1275 e il
1280, è la seconda parte del
Roman de la Rose.
J. riprese
il poema al punto in cui Guillaume de Loris lo aveva lasciato interrotto,
aggiungendo quasi 18.000 versi, e facendone una sorta di enciclopedia delle
conoscenze del tempo. Caratterizzata da un sincero amore per la natura,
descritta nelle sue più diverse manifestazioni, l'opera è
organizzata secondo una struttura chiara e razionale, come una summa morale,
filosofica, politica dell'epoca medievale, concepita a scopo didattico. Molto
evidente, infatti, è anche l'elemento della satira sociale, che colpisce
preferibilmente il clero, del quale vengono denunciati vizi e malcostume. In tal
modo, il
Roman si pone già oltre la sua epoca, rispondendo a
ideali diversi, se non addirittura opposti, a quelli cavallereschi e cortesi di
Guillaume e annunciando la nascita di un nuovo atteggiamento nei confronti della
realtà, più libero e spregiudicato. Il valore letterario dei versi
aggiunti da
J. è in realtà piuttosto modesto
(Meung-sur-Loire 1240 circa - Parigi 1305 circa).